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IMG 6472Il nuovo progetto Kombolela ha come obiettivo quello di supportare i minori (13-17 anni) che vivono un disagio giovanile all’interno del territorio delle Terre d’Argine, per via di pendenze penali già esistenti o percorsi personali che virano palesemente verso il penale. Lo scopo è proprio quello di formare dei percorsi alternativi specifici per il recupero comportamentale di ogni soggetto coinvolto; percorsi volti al reinserimento sociale che cercano di contrastare anche l’abbandono scolastico che il più delle volte avviene. 

A monte vi è una stretta collaborazione tra l’Unione Terre d’Argine, il Ministero della Giustizia e le realtà del Terzo Settore: le Coop. Eortè (capofila), Il Mantello, Giravolta, le Associazioni Effatà, Porta Aperta Carpi, Anspi comitato zonale di Carpi, il Centro servizi per il volontariato Terre Estensi, le società sportive Rugby Carpi e Aneser Novi e il Centro culturale Francesco Luigi Ferrari. Attraverso questa rete e le figure competenti coinvolte con diversi ruoli, è possibile attuare una definizione precisa dei profili dei minori programmando così percorsi individuali che sostengono, indirizzano e rielaborano le condotte di questi. 

Andando nello specifico, grazie all’intervista ad Emanuele Stassi - responsabile della scuola di musica presso Associazione Effatà, Carpi, capiamo come si snocciola a livello concreto il progetto nella frammentazione di una realtà operativa. 

I primi giorni di febbraio 2022 Kombolela ha preso il via per Effatà e, dopo attente valutazioni da parte del coordinamento, si sono individuati ben quattro ragazzi affidati all’oratorio Eden. “Naturalmente per ogni ragazzo si è pensato ad un percorso individuale che rispondesse da una parte alle esigenze del ragazzo e dall’altra al perseguimento degli obiettivi fissati dal progetto”. 

Per questo motivo Effatà ha pensato di sfruttare la scuola di musica all’interno dell’oratorio e di proporre ai tre ragazzi più grandi la realizzazione da “capo a piedi” di alcune canzoni auto-prodotte. “Questi ragazzi infatti si sono impegnati nella realizzazione dei testi e della melodia e grazie agli insegnanti-educatori sono riusciti a tramutare in canzone finita quello che fino ad allora era stata un’idea - ci spiega Stassi - i testi, quasi tutti autobiografici, hanno fatto emergere le difficoltà e le paure che questi ragazzi stavano vivendo ed è stato un momento importantissimo per mettersi ‘a nudo’ anche solo per una canzone, spogliandosi del ruolo del ‘cattivo ragazzo’ per far trasparire le fragilità umane”. 

Il discorso cambia per il quarto ragazzo, più piccolo di età, con parecchi problemi relazionali e per cui è stato avviato un percorso che lo coinvolgesse individualmente su alcune attività mirate, ci tiene a precisare Stassi “senza però perdere il senso del gruppo, di collettività; proprio per questo - in un secondo momento - è stata coinvolta l’intera compagnia e grazie ad attività ludiche quali calcio, piccoli tornei sportivi, gite e così dicendo, si è intervenuto sulla socialità di gruppo”. Infatti, il ragazzo è stato inserito nella squadra di calcio Santa Croce, lì ha ritrovato vecchi amici e conosciuto nuovi ragazzi, dimostrando di essere in grado di inserirsi in un gruppo già avviato e con le proprie regole già istituite. 

Stassi conclude “le verifiche con il coordinamento hanno fatto emergere buoni risultati complessivi, dunque per tutti è stata un’ottima esperienza”. 

 

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