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IMG 6683La Cooperativa Sociale Eortè si lancia in una nuova sfida a fianco dei minori. Dopo anni di esperienza nell’ideazione e gestione di progetti che tutelano i minori Eortè, con la collaborazione del Servizio Sociale Territoriale e il Servizio Tutela Minori vuole fare ancora di più a tutela dell’infanzia e dell’adolescenza sul territorio. L’idea è quella di creare un ambiente semiresidenziale in cui, nella fascia oraria diurna, i minori in condizione di disagio inviati dai Servizi Sociali possano trovare supporto attraverso strategie mirate; prevenendo il più possibile soluzioni di allontanamento attraverso il monitoraggio quotidiano di queste situazioni di disagio.

Grazie all’intervista di Cinzia Venturi che, insieme al marito, da dieci anni è a capo della Casa Famiglia “Piccole Mani” nel bolognese, vediamo concretamente cosa comporta una comunità semiresidenziale per minori.

“In questo periodo storico c'è molto bisogno di realtà di accoglienza - spiega Cinzia - e sempre più di realtà semiresidenziali che diano sostegno ai nuclei familiari fragili. Chi lavora in una comunità semiresidenziale deve sapere che tutto ciò che semina quotidianamente dovrà essere riseminato il giorno dopo e il giorno dopo ancora, per settimane, mesi e forse anni. Lavorando con i minori, ma anche in modo trasversale con i genitori, a volte i cammini da compiere sono lunghi e pieni di ostacoli”. L’obiettivo dunque è proprio quello di camminare a fianco di queste famiglie, prendendo per mano i bambini per renderli più sicuri e capaci di andare avanti in autonomia anche in percorsi tortuosi.  

Un’accoglienza diurna che si svolge dopo la scuola o nei giorni di festa, come ad esempio le vacanze estive o di Natale, che permette di alleggerire le situazioni critiche che si vivono in certi nuclei famigliari. “La comunità non è un dopo scuola - continua Cinzia - ma un luogo di crescita, di vita, di relazione, di confronto e di esperienza”. Qui si scoprono le proprie potenzialità e si rafforzano le proprie capacità attraverso la guida di esperti che creano un percorso ad hoc per ogni minore; attività mirate che non tralasciano il campo della didattica (fondamentale per la crescita), e per questo create in rete con la scuola.

In conclusione Cinzia ci dice che “una comunità di minori deve essere in primis un luogo accogliente e sereno, e per questo sarà necessario creare un’equipe di lavoro che metta professionalità e cuore in tutto ciò che fa”. 

Ci vuole anche una buona dose di flessibilità e adattabilità che servirà ad aderire alle situazioni in continuo mutamento; e fondamentale sarà stabilire un buon rapporto di fiducia e collaborazione tra tutte le parti coinvolte col fine di aiutare i minori. Saper anche entrare in sintonia con le famiglie di origine accogliendo tutte le fragilità senza giudizio e senza la pretesa di cambiare e invadere, ma semplicemente con la fiducia di creare legami e progetti che aiutino i minori.

 

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