Gazzetta di Modena

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dalla parte di chi È in difficoltà 

«Libere di essere, storie vere vissute in emergenza»

M.V.S.
«Libere di essere, storie vere vissute in emergenza»

08 agosto 2020
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l’intervista

Michela De Biasio ci ha raccontato i dettagli e i retroscena del progetto dedicato alle donne che ha ideato e curato per la cooperativa Eortè, “Libere di Essere”.

L’iniziativa si basa sulle storie delle ospiti della Casa del Glicine, un complesso costituito da appartamenti ad alta autonomia messi a disposizione di donne in emergenza abitativa. . I racconti vengono pubblicati assieme ai disegni di artiste più o meno affermate, che danno la loro visione delle testimonianze raccolte.

Qual è il suo ruolo nella cooperativa?

«. Sono la responsabile della comunicazione della cooperativa Eortè e dei diversi progetti portati avanti al suo interno. Un esempio importante è Libere di Essere  un’iniziativa che abbiamo creato per promuovere la raccolta fondi del 5x1000, che la cooperativa dona interamente al Glicine. Quest’anno inoltre, nel decennale di Eortè, abbiamo raggiunto un altro importante traguardo, in quanto la Casa del Glicine si è ingrandita grazie all’acquisto di due appartamenti, in cui ora ha sede.Per celebrare questi risultati ho pensato di raccontare  le storie delle donne e delle mamme che negli anni hanno attraversato il percorso di aiuto e accoglienza dell'Associazione Venite alla Festa. Anche la Casa del Glicine, fa parte di questo percorso, e ha accolto nel tempo diverse delle donne di cui si legge in queste storie».

Assieme alle storie vengono pubblicate opere d’arte differenti, una per ogni racconto. Come mai?

«Ho scritto le storie a partire dai  racconti delle operatrici. Ho pensato di pubblicarle assieme a disegni che rappresentano le mamme e le donne protagoniste; ognuno di essi è stato affidato a un’artista diversa, dalla ragazza che sta ancora seguendo il percorso di studi all’artista affermata, e realizzati con le tecniche più disparate. Così sono diverse anche le donne di cui si racconta, per nazionalità e storia: donne che si trovano in emergenza abitativa, mancanza di lavoro, che subiscono maltrattamenti, o che hanno una casa e un marito ma che vivono momenti di difficoltà personale o del figlio e necessitano di un’assistenza per diventare autonome. L’idea di legare le storie e l’arte è di impatto ma anche segno di libertà. Ogni artista è stata liberissima di interpretare la storia come preferiva».

Alcune storie pubblicate hanno avuto un lieto fine, cosa che non capita sempre, purtroppo.

«In tutti i percorsi e le case d’accoglienza non è sempre possibile aiutare queste donne a intraprendere un percorso di maturazione. Comunque tutti i servizi di assistenza offrono il massimo, con operatrici qualificate, e storie così ci spronano a continuare». —

M.V.S.

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