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Siamo arrivati già al terzo racconto dell’iniziativa “Libere di essere...”, che raccoglie le storie delle donne e delle mamme che negli anni hanno attraversato il percorso di aiuto e accoglienza dell'Associazione Venite alla Festa. Anche la Casa del Glicine, gestita dalla cooperativa Eortè, fa parte di questo percorso, e ha accolto nel tempo diverse delle donne di cui leggerete in queste storie.

Le prime due storie sono state quella di Jasmine e di Viola, è il turno di Stella, una ragazza che, per amore dei suoi figli, ha saputo dire basta al legame che aveva con un uomo violento.

 Libere di essere Francesca Cossu

Sara Dal Cortivo "Blind" - 2020 - Tecnica: matita e colore digitale


Stella oggi è una mamma che vive serenamente insieme ai suoi due figli. Ha potuto creare una vita autonoma, in cui è libera decidere per sé stessa. Abita in un suo appartamento e può finalmente lavorare e fare da sola le sue scelte di vita. Sembrano cose scontate, semplici, ma per lei sono state una difficile conquista…

La sua storia inizia in Romania, il Paese in cui è nata. Quando ha 27 anni, Stella conosce Claudio, un ragazzo italiano, che si trova nella sua città per motivi di lavoro. Claudio inizia subito a corteggiare Stella, la copre di lusinghe, le fa perdere la testa e le promette un futuro d’amore in Italia. Stella si innamora quasi subito di questo ragazzo, così sorridente e solare, e inizia a fantasticare su una vita da sogno in un nuovo Paese.

Quando Claudio deve rientrare in Italia chiede a Stella di seguirlo, e lei, con coraggio, decide di lasciare la sua famiglia e la sua città per trasferirsi con lui.

Le prime settimane in Italia si susseguono veloci. Conosce la famiglia di Claudio, che non sembra accettarla pienamente, e cerca di ambientarsi nella sua nuova città. Stella sa pochissime parole di italiano, Claudio la accompagna sempre quando esce, e non gradisce che lei si avventuri da sola fuori casa quando lui va al lavoro. All’inizio Stella pensa che sia solo un atteggiamento protettivo di Claudio, dovuto al fatto che lei non parla la lingua e fatica a muoversi in autonomia.

Dopo un matrimonio organizzato in fretta, Stella inizia a chiedere a Claudio di poter frequentare un corso di italiano, o di cercarsi un lavoro. Si trova davanti un muro. Claudio non vuole che lei faccia nessuna di queste cose: la vuole a casa. Iniziano i litigi, ma Stella, per placare le acque, decide di accontentarlo almeno per un primo periodo.

Dopo un po’ ottiene di poter uscire da sola almeno per poter fare la spesa e sbrigare qualche piccola commissione, ma deve sempre farsi trovare in casa quando Claudio rientra, con un pasto pronto e la casa in ordine.

Stella vive con dolore questo periodo, e pensa di tornare in Romania. Ha però troppa vergogna per raccontare alla famiglia cosa sta succedendo, e si sente in difetto perché a casa è Claudio a pagare per ogni cosa.  I litigi si fanno sempre più frequenti, e Claudio inizia ad alzare spesso la voce e ad avere reazioni violente quando lei cerca di farsi valere.

Dopo la nascita del primo figlio la situazione in casa sembra rasserenarsi, anche se Claudio continua a limitare le uscite in autonomia di Stella allo stretto indispensabile. Le controlla sempre il telefono e le impedisce di frequentare altre persone o imparare la lingua. Anche le visite ai parenti del marito sono ridotte al minimo.

Dopo un altro anno nasce anche la loro seconda figlia.

Stella soffre della sua condizione di reclusa in casa, ma subisce il peso della dipendenza economica e psicologica da Claudio. Continua a non confidarsi con la sua famiglia, che percepisce troppo lontana, e che comunque sarebbe impossibilitata ad aiutarla economicamente. Stella si sente sempre più sola e abbandonata.

La situazione subisce un drastico peggioramento quando Claudio resta senza lavoro, e inizia a bere. I litigi diventano quasi quotidiani, e iniziano le prime percosse. Dal loro appartamento si sentono sempre più spesso le urla di Claudio, che rinfaccia a Stella i soldi che spende per mantenere lei e i bambini, e le dice che se vuole può anche andarsene, ma che lui le porterà via i figli.

Stella ha paura e continua a tacere.

Un giorno però il bambino di Stella sta male, e viene ricoverato in ospedale per un paio di settimane. Stella si trova così a dover stare sempre in reparto con il piccolo, comprese le notti. È la prima volta che si trova sola fuori casa. Si vergogna del suo italiano stentato, e non parla mai con il personale sanitario.

Claudio ogni tanto si presenta in ospedale per controllare Stella, e per vedere cosa succede, a volte è ubriaco. Tratta male la moglie anche di fronte a medici e infermieri.

Il personale inizia a farsi attento a questa situazione. Le infermiere che si occupano del bambino si rendono conto che qualcosa non va, provano a parlare con Stella ma lei è troppo spaventata per dire qualsiasi cosa. Gli atteggiamenti di Claudio però parlano da soli, e loro decidono di agire: il caso viene segnalato alle assistenti sociali.

Per la prima volta qualcuno tende una mano a Stella.

Dopo aver vissuto per anni quasi sempre chiusa in casa, invisibile agli occhi della famiglia del marito e dei vicini, trova qualcuno che la voglia ascoltare. In un italiano stentato, Stella racconta degli abusi subiti dal marito, delle violenze e dei ricatti. I servizi sociali capiscono che non si può più aspettare, e allontanano subito Stella e i suoi figli dalla loro abitazione. Stella passa molto tempo in una struttura di accoglienza, seguita da psicologhe ed educatrici che la aiutano a iniziare a superare le violenze subite.

Il ruolo di queste figure è fondamentale in percorsi di questo tipo, che sono lunghi e complessi. Una donna che viene allontanata da una situazione di violenza prima di tutto ha bisogno di sentirsi sicura e protetta. Deve avere attorno a sé un ambiente che la faccia sentire accolta e rilassata, e le operatrici che lavorano nelle strutture si impegnano proprio per creare situazioni di questo tipo.

All’inizio Stella pensa di non potercela fare da sola, poi, a poco a poco, attraverso il suo percorso di accoglienza, acquista confidenza in se stessa, e riesce a imparare finalmente l’italiano.

Dopo due anni, Stella viene finalmente collocata in autonomia in un appartamento in cui vive sola con i suoi bambini. Dopo un primo periodo riesce anche a trovare un lavoro, e a diventare autonoma economicamente.

Oggi Stella vive con i figli in una sua casa. Ha acquisito completa autonomia in tutti gli aspetti della sua vita, si occupa dei bambini, gestisce il suo appartamento e lavora.

Quando si alza non vede più una ragazza debole e fragile, ma incontra invece gli occhi di una donna forte che è riuscita a dire basta alla violenza.

 

Libere di essere... attraverso l'arte

Il disegno "Blind", che accompagna la storia di Stella è stato realizzato da Sara Dal Cortivo. Sara è un’illustratrice e fumettista, diplomata alla Scuola Romana dei Fumetti, collabora con numerose realtà artistiche e promuove la cultura del disegno attraverso i suoi corsi per bambini e adulti.

Per vedere altri lavori di Sara:

Instagram @sara_dalcortivo

Facebook sara.dalcortivo

Grazie Sara per il tuo lavoro!

 

Libere di essere... storie di rinascita

Ogni settimana vi racconteremo una storia diversa, e questa sarà sempre accompagnata da disegni di artiste donna, che hanno voluto condividere con noi le loro opere.
Non solo parole quindi, ma anche capolavori d'arte femminile per narrare storie importanti e piene di speranza.

Storie che a volte accadono nella casa accanto alla nostra, all'amica, alla parente, alla conoscente... a noi.
Storie di donne che hanno subito violenza, o che si sono trovate a vivere un'emergenza abitativa.
Storie di chi è caduta ma ha trovato una mano tesa pronta ad aiutarla a rialzarsi.

Queste sono le storie delle donne e delle mamme che negli anni hanno attraversato il percorso di aiuto e accoglienza dell'Associazione Venite alla Festa. Anche la Casa del Glicine, gestita dalla cooperativa Eortè, fa parte di questo percorso, e ha accolto nel tempo diverse delle donne di cui leggerete in queste storie.
Nei racconti i riferimenti biografici e quelli relativi alle strutture di accoglienza sono stati modificati, al fine di tutelare la privacy e la sicurezza delle donne di cui parliamo. 


Anche tu se vuoi puoi sostenere e aiutare queste mamme. Lo puoi fare versando il tuo 5x1000 alla Casa del Glicine, un pezzo importante del percorso di aiuto garantito dall'Associazione Venite alla Festa.

 

Come fare per devolvere il 5x1000?

Informa il tuo commercialista e comunicagli il codice fiscale della Cooperativa Sociale Eortè: 03334860362

Oppure clicca QUI per avere maggiori informazioni.

Per maggiori info sulla "Casa del Glicine" clicca QUI

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