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Elena Gagliotti “Respiro” - 2020 tecnica: stampa su matrice di gomma, con successivi interventi a inchiostri colorati


Aralya viene dallo Sri Lanka e come le è stato insegnato dalla cultura matriarcale del suo Paese è lei il cuore della sua famiglia e della sua casa, che gestisce con attenzione e fermezza.

È in Italia da tempo, insieme al marito e ai tre figli. Oggi vivono di nuovo tutti insieme, ma qualche anno fa si sono trovati a dover superare un difficile e complesso momento che ha messo a dura prova la serenità e l’integrità del loro nucleo domestico.

Aralya da sempre è stata abituata ad occuparsi di tutte le piccole e grandi questioni legate alla vita famigliare, dalla gestione della casa alla scuola dei figli. Queste responsabilità non le erano mai state di peso, nonostante il trasferimento in Italia, una nazione così distante e diversa dal suo Paese d’origine.

I problemi però per lei e i suoi figli iniziano con la dipendenza del marito dall’alcool. Nonostante Aralya si impegni per cercare di aiutare l’uomo a smettere, lui non è in grado di completare nessuno dei percorsi del Sert che cerca di iniziare.

La dipendenza con il tempo porta il marito ad assumere con frequenza sempre maggiore comportamenti violenti nei confronti della moglie.

I figli iniziano a risentire di quanto avviene in casa, e nonostante siano molto affezionati al padre, il problema dell’alcol e quello delle violenze verso la madre rendono sempre più complessa la presenza dell’uomo in casa.

Aralya, stanca dei maltrattamenti e delle percosse, si rivolge allora ai Servizi Sociali che dispongono un allontanamento temporaneo dell’uomo dalla famiglia.

Dopo un iniziale periodo di separazione il marito ritorna a casa, ma la conflittualità nella coppia resta molto alta, e le violenze non sembrano destinate a interrompersi.

Aralya è stanca, non sa più come risolvere il problema del marito, e chiede ancora aiuto ai Servizi Sociali, che denunciano la situazione al Tribunale.

Questa segnalazione si trasforma in una decisione unilaterale del Tribunale di allontanare Aralya e i suoi figli dalla loro abitazione e dalle violenze del marito.

Aralya e i suoi figli devono lasciare la loro città, e arrivano al Glicine: l’allontanamento da casa è un duro colpo per la famiglia, che crea loro un fortissimo disagio.

La decisione del Tribunale infatti viene vissuta con rabbia da Aralya, in quanto lei avrebbe preferito restare nella sua casa, ed essere invece seguita da un percorso di assistenza che la aiutasse a risolvere la condizione del marito e la loro conflittualità.

Quando Aralya entra nella struttura del Glicine è chiusa in sé stessa, e fatica a continuare svolgere tutte quelle attività di gestione famigliare a cui prima invece era abituata.

Una nuova città, una nuova scuola per i figli, una nuova sistemazione abitativa… per Aralya si presentano tutta una serie di situazioni da dover affrontare, e di colpo viene meno tutta la sua autonomia.

Nonostante le violenze e il malessere che viveva in casa con il marito, l’assenza della sua figura è un peso troppo grande per la donna, che vive un forte crollo psico-fisico e inizia a soffrire di stati depressivi.

Questa situazione così fragile e complicata viene gestita al Glicine con un supporto alle attività di gestione dei figli, e con una lunga serie di colloqui fatti dall’educatrice della struttura, in collaborazione con lo psicologo della Asl.

Il lavoro di queste due figure, con pazienza, competenza e attenzione, porta alla realizzazione di un percorso complesso e difficile, ma importante, che aiuta progressivamente Aralya ad aprirsi di nuovo.

Proprio questa apertura e il confronto dei colloqui le permettono di iniziare lentamente a recuperare la sua serenità, superando gli stati depressivi, ad esprimersi, e a prendere nuova consapevolezza delle proprie capacità.

L’educatrice del Glicine ha lavorato parallelamente anche con i figli di Aralya, che a loro volta vengono seguiti e inseriti in un percorso di colloqui per aiutarli ad affrontare le difficoltà emotive e psicologiche della condizione del padre e dell’allontanamento da casa.

Grazie a questo percorso anche i figli della coppia sono stati in grado di acquisire gli strumenti necessari a gestire e superare il periodo di crisi che stavano vivendo.

Aralya è così uscita dalla struttura con la consapevolezza di essere stata e di essere ancora in grado di gestire la famiglia e il periodo di difficoltà che stavano vivendo, dimostrandosi così la forza capace di tenere unita la sua famiglia.

Dopo il periodo passato al Glicine Aralya e i figli sono tornati nella loro abitazione, dove si sono ricongiunti con il marito. La famiglia viene seguita da un progetto educativo domiciliare, e nel frattempo l’uomo è riuscito a completare il suo percorso presso il Sert per disintossicarsi dall’alcol.

 

Libere di essere... attraverso l'arte

“L’opera che propongo vuole rappresentare, nella forma di un insetto in espansione, una dimensione di rafforzamento e propagazione di indipendenza, a simboleggiare il lieto esito del racconto.”

E. Gaglioti

La storia di Aralya è stata rappresentata dall’opera “Respiro”, di Elena Gaglioti.

Elena ha conseguito il diploma di Laurea Accademico di Secondo livello in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo, presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia (indirizzo di studi: Grafica D’Arte). Tale percorso è stato implementato da ulteriore formazione in ambito artistico ed educativo, con particolare attenzione all’ambito scolastico ed alla didattica relativa alla fascia 3-6, con elaborazione di progetti didattici improntati alla esperienza ed alla manualità. Dall’aprile 2018 è titolare dell’atelier L’Arca delle Arti sas di Pordenone, luogo dedito alla formazione in campo artistico, rivolta ad adulti e minori; periodiche esposizioni d’arte; incontri letterari e culturali; produzione e vendita di prodotti dell’artigianato artistico; ideazione di materiale grafico e pubblicitario per imprese e privati.

Grazie Elena per aver accettato di partecipare al progetto e per averci regalato il tuo “Respiro”.

Per seguire Elena:

Instagram aziendale: arcadellearti - Instagram personale: elenagaglioti
www.arcadellearti.com

 

Libere di essere... storie di rinascita

Siamo giunti quasi alla fine delle storie che in queste settimane hanno raccontato tante esperienze vissute alla Casa del Glicine.

Avete letto solo alcune delle vicende delle donne e delle mamme che sono state seguite negli anni dal percorso di aiuto e accoglienza dell'Associazione Venite alla Festa, di cui la Casa del Glicine fa parte. Jasmine, Viola, Stella, Chiara, Aida, Aralya… insieme ai loro nomi ce ne sarebbero molti altri nelle storie, non sempre purtroppo a lieto fine.

Quelle che abbiamo scelto di raccontare sono state unite alle splendide opere che tante artiste hanno deciso di donarci per accompagnare queste storie di rinascita.

Non solo parole quindi, ma anche capolavori d'arte femminile per narrare storie importanti e piene di speranza.

Storie che a volte accadono nella casa accanto alla nostra, all'amica, alla parente, alla conoscente... a noi.
Storie di donne che hanno subito violenza, o che si sono trovate a vivere un'emergenza abitativa.
Storie di chi è caduta ma ha trovato una mano tesa pronta ad aiutarla a rialzarsi.

Nei racconti i riferimenti biografici e quelli relativi alle strutture di accoglienza sono stati modificati, al fine di tutelare la privacy e la sicurezza delle donne di cui parliamo.

Anche tu se vuoi puoi sostenere e aiutare queste mamme. Lo puoi fare versando il tuo 5x1000 alla Casa del Glicine, un pezzo importante del percorso di aiuto garantito dall'Associazione Venite alla Festa.

 

Come fare per devolvere il 5x1000?

Informa il tuo commercialista e comunicagli il codice fiscale della Cooperativa Sociale Eortè: 03334860362

Oppure clicca QUI per avere maggiori informazioni.

Per maggiori info sulla "Casa del Glicine" clicca QUI

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