Siamo alla quarta esperienza di “Libere di essere...”, il progetto che raccoglie le storie delle donne e delle mamme che negli anni hanno attraversato il percorso di aiuto e accoglienza dell'Associazione Venite alla Festa. Anche la Casa del Glicine, gestita dalla cooperativa Eortè, fa parte di questo percorso, e ha accolto nel tempo diverse delle donne di cui leggerete in queste storie. Dopo Jasmine, Viola, e Stella tocca a Chiara, una donna che ha saputo superare la propria fragilità, e trovare in se stessa la forza crescere e migliorarsi.
Antonella Rubera "Risorse di fragilità" - 2020, tecnica mista ad acquerello e matite sfumate.
Autonoma, forte e piena di progetti per il futuro: oggi Chiara è questo e molto di più.
Nel 2012 però la sua situazione era molto diversa: sola, senza lavoro, con uno sfratto sulla testa e due figli a carico… Chiara stentava a costruire un percorso per sé e la sua famiglia.
Con la storia di Chiara affrontiamo il tema del dialogo e del lavoro che viene fatto all’interno del Glicine per seguire le donne che vengono ospitate, insieme ai loro figli. Un percorso che richiede sia tempo che competenze, necessarie ad aiutare le ospiti della struttura ad affrontare le diverse problematiche che si trovano a vivere.
Prima dell’arrivo al Glicine, la storia di Chiara inizia con il suo arrivo insieme al marito in Emilia da un’altra Regione. Dopo un periodo iniziale lui aveva deciso di rientrare nella loro città d’origine perché in Emilia non riusciva a trovare lavoro.
Chiara si ritrova così sola, e con diversi problemi economici. Ad aggravare la situazione arriva anche il terremoto, che nel maggio di quell’anno scuote la vita di tanti emiliani, e fa crollare definitivamente il già precario equilibrio della vita di Chiara.
A seguito dello sfratto Chiara e la sua famiglia vengono accolti al Glicine. Qui le educatrici si trovano a lavorare su una situazione complessa: Chiara per i primi mesi di permanenza della casa non ha nessuna voglia di raccontarsi, e si chiude in sé stessa, fragile e spaventata. Da quando si è trasferita in Emilia infatti l’assenza di risorse economiche, di una casa stabile e di legami famigliari e amicali su cui fare riferimento e affidamento hanno reso Chiara ancora più fragile, e limitato la sua già debole capacità progettuale.
Dopo i primi mesi di chiusura le operatrici che la seguono trovano il giusto metodo per stimolarla a narrare il suo vissuto, le sue incertezze e le sue paure. Chiara con il tempo inizia a raccontarsi e ad aprirsi. Comincia così la costruzione di un dialogo, che rivela una situazione ancora più complessa di quella che possono solo intravedere dalla superficie.
Da giovanissima, prima del matrimonio, Chiara aveva avuto un altro figlio da un altro uomo, ma il piccolo le era stato tolto e cresciuto da alcuni parenti. Questa parte della sua storia è difficile per Chiara da raccontare, troppi sensi colpa, nonostante si sia trattato di un evento troppo grande per lei da poter gestire in quel momento della sua vita. Chiara, nonostante siano passati degli anni, sente il peso di quello che vive come un errore imperdonabile.
La fragilità di Chiara, derivante da questo passato, è stata resa ancora più forte dalla partenza del marito. Lei si era trasferita per lui in Emilia, e non era mai riuscita sino a quel momento ad avere esperienze di vita particolari. Quando parla con le operatrici Chiara dice di sentirsi “solo una moglie”. È bravissima e capace nella gestione dei figli e della casa, ma non sa come affrontare il resto degli aspetti legati alla sua vita.
Al Glicine Chiara arriva con gli altri due figli, nati dopo il matrimonio: un maschio di 5 anni e una bambina di 3 anni. Anche i bambini vivono con difficoltà i primi contatti con le operatrici. Il più grande tende ad essere molto protettivo e accudente nei confronti della sorella più piccola. Diffidenti e disorientati, mostrano di soffrire molto per l’assenza di stabilità che ha contraddistinto le loro esistenza. Iniziano a frequentare subito la Scuola dell’Infanzia, cosa che non avevano mai fatto prima di allora, e cominciano così ad acquisire nuovi comportamenti e dinamiche sociali che li aiutano a superare la loro diffidenza iniziale.
Il contatto con le operatrici e con un’altra ospite della casa, progressivamente fungono da stimolo per Chiara. Lo stare insieme e il conoscere e scoprire cose nuove la spingono a desiderare di essere diversa.
Chiara, attraverso il percorso fatto al Glicine, ha modo di analizzare le proprie capacità genitoriali passate e presenti, ma soprattutto di acquisire un minimo di consapevolezza sulla necessità di attuare un cambiamento in autonomia, cercando di lavorare ed affinare le già positive competenze di madre e di attivare nuove risorse.
All’inizio del percorso, come spesso accade, quando Chiara ha cominciato ad avere maggiore consapevolezza di sé inizialmente ha vissuto un forte malessere e un grande senso di disapprovazione verso sé stessa. Però dopo un primo momento di sconforto è riuscita a rimboccarsi le maniche e partire. Dopo il periodo di accoglienza Chiara è riuscita così a sviluppare un suo percorso di autonomia.
Per quanto riguarda la gestione dei figli, è stata in grado di trovare nuove risorse, e migliorare ulteriormente le sue capacità genitoriali. All'uscita dal progetto i bambini si sono dimostrati solari e tranquilli, anche grazie al sostegno della madre, che con attenzione ai loro bisogni riesce oggi a seguirli e sostenerli nel loro percorso scolastico.
Riguardo invece alla situazione economica della famiglia, Chiara si è attivata per la ricerca di un lavoro, scrivendo prima con l’operatrice un Curriculum Vitae, che ha provveduto poi a distribuire in diverse attività commerciali. Ha così trovato un lavoro, riuscendo ad acquisire la stabilità di un reddito mensile.
Chiara è poi stata in grado di trovare una nuova collocazione abitativa, autonoma rispetto al supporto ricevuto al Glicine, e ha fatto domanda per un alloggio pubblico. La situazione si è ulteriormente stabilizzata grazie al rientro del marito, che ha poi a sua volta trovato un lavoro.
Oggi Chiara e la sua famiglia si sono lasciati definitivamente alle spalle questo momento di difficoltà, grazie soprattutto al suo impegno e alla sua crescita personale.
L’autonomia, la forza e la capacità progettuale di Chiara sono diventate una nuova risorsa per la famiglia, che ha potuto così ritrovare serenità e stabilità.
Libere di essere... attraverso l'arte
Il disegno "Risorse di fragilità", del 2020, che accompagna la storia di Chiara è stato realizzato da Antonella Rubera, volontaria del Social Market Pane e le Rose che ha realizzato per noi quest’opera.
Antonella vive a Soliera, e sta per conseguire il diploma in arte terapia, che le ha permesso di unire le sue due grandi passioni per l’arte e la solidarietà.
Grazie Antonella per aver condiviso con noi le emozioni dell’arte terapia!
Libere di essere... storie di rinascita
Ogni settimana vi racconteremo una storia diversa, e questa sarà sempre accompagnata da disegni di artiste donna, che hanno voluto condividere con noi le loro opere.
Non solo parole quindi, ma anche capolavori d'arte femminile per narrare storie importanti e piene di speranza.
Storie che a volte accadono nella casa accanto alla nostra, all'amica, alla parente, alla conoscente... a noi.
Storie di donne che hanno subito violenza, o che si sono trovate a vivere un'emergenza abitativa.
Storie di chi è caduta ma ha trovato una mano tesa pronta ad aiutarla a rialzarsi.
Queste sono le storie delle donne e delle mamme che negli anni hanno attraversato il percorso di aiuto e accoglienza dell'Associazione Venite alla Festa. Anche la Casa del Glicine, gestita dalla cooperativa Eortè, fa parte di questo percorso, e ha accolto nel tempo diverse delle donne di cui leggerete in queste storie.
Nei racconti i riferimenti biografici e quelli relativi alle strutture di accoglienza sono stati modificati, al fine di tutelare la privacy e la sicurezza delle donne di cui parliamo.
Anche tu se vuoi puoi sostenere e aiutare queste mamme. Lo puoi fare versando il tuo 5x1000 alla Casa del Glicine, un pezzo importante del percorso di aiuto garantito dall'Associazione Venite alla Festa.
Come fare per devolvere il 5x1000?
Informa il tuo commercialista e comunicagli il codice fiscale della Cooperativa Sociale Eortè: 03334860362
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