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Da tempo ormai la Cooperativa Eortè è impegnata in un patto di rete insieme al Gruppo Ceis e all'Azienda Agricola Sant'Antonio Abate per la realizzazione di un progetto di Agricoltura SocialeUn'inizativa che, tra i suoi tanti obiettivi a favore dell'ambiente e della comunità, si propone prevalentemente come un percorso terapeutico per soggetti con sofferenza psichica.

Per meglio comprendere l'importanza di questo aspetto abbiamo chiesto all'Equipe degli inserimenti lavorativi del CSM di Carpi di spiegare il perchè iniziative di questo tipo siano fondamentali all'interno del percorso di cura e assistenza di una comunità...

Agricoltura Sociale people

"Da anni il Centro Salute Mentale di Carpi ha attivato collaborazioni con realtà agricole del territorio  per l’attivazione di  percorsi e tirocini terapeutico-riabilitativi finalizzati alla recovery di persone con sofferenza psichica, intesa come un fare insieme, per attuare un processo complesso e non lineare di cambiamento, attraverso  un’esperienza di crescita oltre la malattia.

Grazie alla proposta di agricoltura sociale, caratterizzata dal fare, dal fare crescere e produrre, dal contatto con la natura è stato possibile il reinserimento sociale di persone con grandi fragilità e con un forte ritiro.

Riabilitazione e agricoltura sociale hanno termini simbolici comuni, semplici ma che permettono un parallelismo significativo e danno valore ad ognuna delle realtà che, in maniera sinergica convergono verso un obiettivo che possiamo definire univoco: crescita.

Con gli occhi di noi operatori sanitari vorremmo allora condividerne alcuni, per valorizzare il lavoro svolto dagli operatori di agricoltura sociale nel “prendersi cura” delle persone attraverso la cura della Terra.

- CURA: etimologicamente prendersi cura significa avere a che fare. La cura invece non solo si interessa, ma partecipa.

“Esistono cose essenziali per la vita umana. La cura rientra nell'ordine delle cose essenziali, perché per dare forma al nostro essere possibile dobbiamo aver cura di noi, degli altri e del mondo. Il nostro modo di stare con gli altri nel mondo è intimamente connesso con la cura che abbiamo ricevuto e con le azioni di cura che mettiamo in atto. Siamo quello che facciamo e quello di cui abbiamo cura.

È irrinunciabile aver cura della vita, per conservarla nel tempo, per farla fiorire e per riparare le ferite dell'esserci. Poiché la vita umana è fragile e vulnerabile, il lavoro di cura è intensamente problematico”. (Luigina Mortari).

I nostri utenti sperimentano un percorso di cura prendendosi a loro volta cura di ciò che la natura mette a disposizione.

- PAZIENZA- PAZIENTE: nel fare si sperimenta sia la pazienza del contadino che attende il raccolto dopo essersi preso cura della terra sia lo stato dell'essere "paziente" in una sala d'attesa di un CSM in attesa di un colloquio o di una terapia farmacologica.

L’attesa del veder crescere un seme seminato si affianca  all’attesa di un professionista della salute mentale che si prende cura e spera di riuscire a cogliere piccoli movimenti germinativi e trasformativi, dove i sintomi si attenuano ed è possibile lasciare spazio al nuovo, inaspettato ed inatteso.

- TEMPO -RITMO - STAGIONALITA’ : l’agricoltura è rispettosa dei tempi della natura, elemento indispensabile per ottenere un prodotto, è rispettosa di un ritmo, che si ripete anno dopo anno, giorno dopo giorno, fatta di piccoli gesti della quotidianità. Nella stagionalità è intrinseca la metafora della vita. Chi soffre di un disturbo mentale si riappropria, nell’esperienza, di un tempo nuovamente scandito dal fare, dove la quotidianità, la ritmicità diventano sicurezza, diventano spazio nel quale riprogrammarsi e rimettersi in movimento.

- NASCITA-RINASCITA-VITA: la sofferenza psichica spesso pare togliere vita, togliere la spinta vitale per andare avanti, o ne rallenta il  ritmo naturale. Toglie colore e calore alla vita, ma il contatto con la natura trasforma perché si prende contatto con il ciclo vitale, con ciò che quotidianamente si rinnova. Abbiamo potuto osservare delle vere e proprie rinascite di chi viveva in un estremo ritiro, in una solitudine non voluta.

- FIDUCIA: una parola che porta dentro di sé la parola rischio. In agricoltura, nonostante il grande lavoro e tutte le competenze messe in campo ci si deve fidare perché la Natura non è prevedibile. Per chi soffre la parola fiducia intimorisce, spaventa, la persona deve provare ad “affidarsi” ad un medico o ad un operatore sanitario, deve rischiare. Nel lavoro agricolo sperimenta che c’è chi si affida alle sue cure, c’è chi si fida delle sue competenze acquisite, che c’è un rischio da prendersi.

- RELAZIONE: la terra diventa un grande mediatore tra me e l’altro, tra me e la realtà, permette uno scambio, anche silenzioso, di ciò di cui abbiamo bisogno come bene primario, ma dentro la quale è difficile stare. Nel fare dell'agricoltura c'è posto per tutti, è un fare di piccoli gesti con i tempi di ognuno. Le persone sono inserite nel ciclo produttivo di una reale azienda, per cui i gesti assumono anche una valenza economica e di inclusione sociale.

- CONTATTO: con la terra, la Madre terra, che dà vita, che fa nascere e rinascere. Si risvegliano i sensi, il corpo si rimette in moto, i piedi di nuovo prendono contatto con il suolo, le mani si colorano, sentono, toccano, l’olfatto inizia a riconoscere nuovi profumi ed odori.

Ma c’è anche il contatto con l’altro che mi lavora a fianco o dell’operatore che accompagna, c’è un contatto con il proprio mondo interno, è possibile rivedere sorrisi, stupore, piacere, emozione, c’è il contatto con il proprio corpo e i suoi ritmi.

- SGUARDO: attraverso lo sguardo si impara a conoscere. Se non pongo lo sguardo su ciò che faccio, su ciò che cresce, su ciò che deve essere raccolto, sul cambiamento del tempo non riuscirò a portare a casa qualcosa di buono! Lo sguardo è indispensabile perché restituisce e ci restituisce parti di noi! Per tutti è importante essere visti, che significa anche essere riconosciuti, avere la possibilità di rispecchiarsi nell’altro.

Se ripenso all’inizio dell’esperienza di agricoltura come CSM non posso che pensare allo sguardo attento di due professionisti che dall’ascolto e dall’osservazione di un utente hanno colto il potenziale del lavoro con la terra, assecondando un desiderio ed una conoscenza di chi stava provando a fidarsi nella cura. L'agricoltura dovrebbe contaminare l'operatore nello sguardo, come colui che è capace di guardare un campo di terra incolta ed immaginarlo rigoglioso e pieno di frutti.

-AUTONOMIA: è uno degli obiettivi primari della riabilitazione in psichiatria, e attraverso il lavoro agricolo viene pienamente realizzato. La crescita personale si affianca a quella autonoma delle piante, ragionando anche sulla forza e la tenacia delle crescite spontanee.  

-DELUSIONE-FALLIMENTO: in campagna si può sperimentare anche questo vissuto, ma la determinazione a riprovarci, a ridare vita a riprovarci è un grande stimolo per confrontare quelle che possono essere le delusioni ed il senso di fallimento che la fragilità  può far sperimentare alla persona. Spesso la paura di deludere gli altri, di sentirsi falliti ed incapaci accompagna i primi momenti dell’inserimento lavorativo.

 

Concludiamo con alcune parole che, durante i colloqui di verifica dei percorsi, le persone coinvolte hanno utilizzato per descrivere il loro percorso: scoperta, confronto, curiosità, passione, speranza, futuro, opportunità, radici, rispetto, diversità, custodire,sicurezza, attenzione, costruire, desiderio, sorriso ..parole che restituiscono un valore immenso all’esperienza di agricoltura sociale vissuta, alla quale il CSM non vuole rinunciare."

 

L’equipe degli inserimenti lavorativi del CSM di Carpi

 

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