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mamma bimboLaura, nome di fantasia, è una donna straniera che vive in Italia, con due figli. Casalinga (quindi senza fonti di sostentamento) e senza alcun contatto o rete sociale sul territorio modenese, viene abbandonata dal marito. Nel primo periodo cerca come può di svolgere alcuni lavori, ma senza successo, anche perché non parla quasi l’italiano. I Servizi sociali decidono allora di trasferire lei e i figli alla Casa del Glicine dove Laura ha modo di imparare finalmente la lingua e di essere seguita in un percorso di sostegno.

Dopo qualche tempo, sempre grazie al percorso all’interno della Casa, inizia a lavorare e ad avviare l’iter legale per separarsi dal marito, che nel frattempo è tornato nel suo Paese. Lui, appena gli viene notificato l’inizio della separazione, la accusa di fatti non veri, prova a toglierle la custodia dei figli e la fa minacciare e aggredire fisicamente da alcuni connazionali residenti in Italia. A causa di ciò Laura è stata trasferita dai Servizi sociali in un’altra città dove grazie soprattutto al percorso fatto all’interno del Glicine, ha potuto ricominciare la sua vita. Oggi ha un lavoro, si è separata e ha mantenuto la custodia dei suoi figli.

Marina è una mamma sola, con un figlio affetto da una malattia cronica. Non sentendosi in grado di occuparsi del bambino è stata ospitata per un periodo alla Casa del Glicine, in seconda accoglienza dopo aver passato un periodo in una Comunità Mamma-Bambino. All’interno della Casa ha avuto modo di cementare quanto appreso in comunità, al fine di potersi occupare in maniera corretta e autonoma della malattia del figlio. Oggi vive sola, ed è completamente autonoma nelle attività di cura e assistenza al figlio.

Quelle di Marina e Laura sono due delle storie nate e cresciute nella Casa del Glicine, progetto in cui la cooperativa Eortè è impegnata ad aiutare donne fragili e maltrattate, con l’obiettivo di farle rinascere felici, capaci di abbracciare i propri bambini e trasmettere loro amore, calore e protezione.

«Sino ad oggi la Casa ha dato ospitalità a più di 30 nuclei familiari, lavorando in stretta collaborazione con i Servizi Sociali dell’Unione e di altri territorio. Nei percorsi che vengono attivati ha grande importanza il ruolo attivo che ogni persona deve avere nel determinare il proprio cammino, avendo sempre chiaro l’obiettivo dell’auto consapevolezza delle ospiti. Queste, anche se autonome per quando riguarda la spesa giornaliera, la preparazione dei pasti e l’igiene personale, devono seguire un regolamento per la buona convivenza comune ed il buon mantenimento dei locali abitati».

Il servizio offerto dalla Casa ad alta autonomia è presente nell’area delle Terre d’Argine dal 2010, anche se in due sedi diverse nel corso del tempo. Proprio al fine di consolidare e rafforzare questa realtà, la cooperativa Eortè ha deciso di acquistare una nuova soluzione abitativa, realizzata anche grazie al sostegno della Fondazione della Cassa di Risparmio di Carpi. «Si tratta di un passo fondamentale per lo sviluppo presente e futuro di questo progetto. Grazie a questa nuova sede infatti, la Casa del Glicine potrà dare un servizio ancora più funzionale al territorio e alle donne, con o senza figli, che ne avranno bisogno. Le donne e le mamme ospitate possono avere problematiche diverse: ci sono vittime di violenze, donne che si trovano a vivere un’emergenza abitativa o una fragilità su decreto del tribunale per il sostegno al bambino, mamme in seconda accoglienza uscite da strutture definite H24, o donne straniere bisognose di cure».

 

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