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raccolta cipolleA maggio avevamo terminato l'articolo di presentazione di questo progetto sperimentale di autoproduzione con questa frase: "Con pazienza attendiamo il trascorrere delle giornate per arrivare a poter raccogliere le cipolle e raccontare i risultati di questo progetto.".

Ed oggi vi presentiamo uno dei bellissimi risultati di questo progetto e cioè le casse di cipolle biologiche nate dall'impegno e dalla cura dei volontari del social market e dalla collaborazione e competenza di Davide Casarini proprietario dell’Azienda agricola “S. Antonio Abate” di Limidi di Soliera.

Davide da qualche mese il Social Market “Pane e le Rose” di Soliera ha attivato una collaborazione con la tua azienda agricola, ce ne parli?

Volentieri. Il progetto è partito a Marzo 2019, come sperimentazione per sensibilizzare opinione pubblica, famiglie in difficoltà che beneficiano del Social market, volontari dell’emporio solidale e farli partecipi, responsabili del proprio rapporto con il Market.

L’idea è quella di contribuire nella fornitura di cibo sperimentando un progetto di coproduzione collettiva e partecipata

In questa prima fese chi siete riusciti a coinvolgere?

In questa fase sperimentale abbiamo coinvolto i volontari. Puntuali, interessati, presenti e presto porteranno a casa il frutto del lavoro di tutti. Per le famiglie in difficoltà che beneficiano del Social Market penso serva un po' di tempo in più, sicuramente questo “giro di prova” pone le basi per strutturare al meglio altre attività. Lo consideriamo un investimento in questa realtà con cui abbiamo obiettivi comuni.

Che risultati ti aspetti da queste attività?

Per i volontari è l’opportunità di un percorso formativo agricolo – sociale ed economico, conoscere le piccole realtà produttive del nostro territorio impegnate sul fronte del rispetto dell’ambiente e delle persone. Ci sono tanti progetti (empori solidali, Caritas e altre iniziative) che si impegnano in un cammino verso una nuova filosofia per sostenere la povertà e le situazioni di disagio.

Non solo “aiuto alimentare” infatti, ma anche “educazione alimentare”, cioè mangiare bene per stare bene: non è vero che la roba genuina costa sempre tanto.

Mangiare male oltretutto (ad es. alimenti con tanti conservanti, zuccheri, coloranti e cibo spazzatura come viene etichettato), pur avendo possibilità di scelta, porta poi a problemi di salute in bimbi e famiglie, che possono poi aggravare problemi di salute a volte già presenti. Ci sono diverse modalità con cui è possibile “mangiare bene per stare meglio” con un costo accessibile, anche per le situazioni più disagiate.

I canali sono questi: autoproduzione, contatto con aziende che possono avere momenti di surplus di produzione, fornire aiuto in momenti del ciclo produttivo in cambio di un grosso sconto.

Anche qui si parla di attenzione alle realtà, in questo caso produttive.

Ad es. si possono attivare collaborazioni tra imprese sociali e Gruppi di Acquisto Solidale (GAS) con costi trasparenti e filiera corta anche come produttore e lavoratore.

Un altro esempio ancora: si può acquistare direttamente il grano dal produttore che si preoccuperà lui stesso di farlo trafilare al bronzo al mulino e portarlo direttamente alle famiglie. Alla fine queste portano a casa un prodotto bio, genuino, trafilato al bronzo ad un prezzo minore di un sacchetto di pasta brandizzato al supermercato.

In più (le famiglie) si sono messe insieme, acquisendone il valore aggiunto, uscendo dalla logica del "click-acquista in solitudine". Insieme senza spendere di più.

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