Nella serata di martedì 10 ottobre, presso i locali del CFP Nazareno di Carpi, si è tenuta una serata formativa, molto partecipata da insegnanti e famiglie, nell’ambito del progetto Kombolela.
La tematica affrontata “Chi sono e come possiamo supportare i ragazzi ‘difficili’” spiegata dalla psicologa e psicoterapeuta Chiara Marchi e con conseguente intervento del Servizio Sociale Area Minori e del Centro per le famiglie dell’Unione delle Terre d’Argine ha riscosso molto successo.
Si è cercato di fare chiarezza sul termine “deviante” quando ci si riferisce ai ragazzi che hanno condotte antisociali, termine molto generico e spesso erroneamente usato. Attraverso il termine “difficile” si è invece cercato di spiegare meglio le situazioni alle quali normalmente si fa riferimento, come distinguerle e con quale grado di gravità.
Si è poi parlato dei vari progetti attivi sul territorio rivolti agli adolescenti, sia quelli che si rivolgono singolarmente al minore come, ad esempio, sportelli di ascolto e Consultorio, sia programmi proposti da enti del Terzo Settore come Kombolela. Il progetto Kombolela è un progetto contro la dispersione scolastica proposto dall’Unione delle Terre d’Argine di cui la Cooperativa Sociale Eortè è capofila ha, nello specifico, come obiettivo quello di supportare i minori (13-17 anni) che vivono un disagio giovanile all’interno del territorio, per via di pendenze penali già esistenti o percorsi personali che virano palesemente verso il penale.
Lo scopo è proprio quello di formare dei percorsi alternativi specifici per il recupero comportamentale di ogni soggetto coinvolto; percorsi volti al reinserimento sociale che cercano di contrastare anche l’abbandono scolastico che il più delle volte avviene.
Un punto fondamentale è quello delle metodologie di monitoraggio dei comportamenti che possono portare a condotte anti sociali, ma anche come osservare e riconoscere le casistiche che richiedono una segnalazione ed intervento.
Gli istituti scolastici sono il luogo in cui maggiormente ci si accorge del disagio che alcuni adolescenti vivono, e gli insegnanti devono essere occhi attenti per captare ed attivare la rete di aiuto ed intervento affinché si prevenga un decorso della situazione singola.
Attraverso il monitoraggio, il dialogo e la presenza di una rete territoriale i minori possono essere supportati e affiancati da professionisti in percorsi di ascolto; al contempo possono partecipare a programmi formativi con l’obiettivo di riassestare il percorso personale che, nell’adolescenza, può intronare ostacoli, sia a livello personale che a livello scolastico.